24 luglio 2052. Diario di Harry Wilson
Ciao, sono Harry Wilson. Vivo in America, per la precisione nello stato numero 27. Il governo di questi tempi non è molto permissivo e io sono spesso in disaccordo con le sue politiche. Ho due figli: Emily, la più grande, e David, il più piccolo. Oggi è il 24 di luglio e corre l’anno 2052.
Sono seduto come ogni mattina al tavolo della cucina con i miei due figli a fare colazione, quando, all'improvviso, ricevo una chiamata da un numero sconosciuto. Sono curioso. Rispondo. «Pronto?», dico.
«Buongiorno, sono Peter Hart, capo e plenipotenziario del governo americano».
«Buongiorno a lei! Io sono Harry Wilson, piacere di conoscerla».
«Bene, volevo informarla che, grazie alle sue abilità, è stato scelto per compiere una missione sul Pianeta Verde. Si tratta di sconfiggere il governo spagnolo e conquistare una volta per tutte il pianeta, in modo tale da monopolizzare tutta la Via Marziana».
Hart fa una pausa e poi mi dice: «Accetta? Come ricompensa, se completerà questa missione con successo, avrà un posto nella polizia statale».
Penso a quanti vantaggi potrebbe portarmi questa missione, visto che ho appena perso il lavoro e sono in una condizione di difficoltà economica.
Così rispondo: «Accetto, grazie di cuore per avermi dato questa possibilità! Quando si parte?».
«Domani sera alle 21:00. Arriveranno dei miei collaboratori e la teletrasporteranno sul posto».
Comunico la notizia ai miei familiari: sono contenti per me, ma allo stesso tempo preoccupati. I miei figli, mentre starò via, staranno a casa di mia mamma Rosa.
25 luglio, ore 20:59. Diario di Harry Wilson
È arrivata l’ora della mia partenza, saluto freneticamente i miei familiari. Alle 21:00 esatte vedo apparire innanzi a me i collaboratori di Hart. Senza alcun indugio, tirano fuori dalla tasca un telecomando, il quale mi teletrasporta all’interno della capsula spaziale 1847673 del governo.
Non appena mi trovo dentro quella navicella monoposto, accendo il motore e controllo le varie spie sul pannello degli strumenti, mi abbasso l’emisfero trasparente sulla testa e mi sigillo dentro. Sono chiuso in un minuscolo cilindro mobile e ho un affascinante veduta sull’universo.
Lo spazio nel quale sto fluttuando è formato da una galassia, la Via Marziana, che è a sua volta formata da sette pianeti, disposti l’uno perpendicolarmente all’altro. Questi corpi celesti hanno colori differenti disposti in quest’ordine: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, blu, viola; è un’esplosione di colori.
Mentre osservo la galassia, il mio sguardo cade su un megascopio, così inizio ad osservare la capsula. Sono presenti due bottoni, uno rosso e uno verde, responsabili dell’accensione e dello spegnimento del mezzo. Ci sono poi una manopola per l’accelerazione e un monitor con il G.P.S. attivo. Inoltre ci sono molti oggetti scientifici come il megascopio, il nanoscopio il microscopio e un banalissimo telescopio automatico che trasmette i dati sul pc posto alla mia destra.
Dopo circa 35 minuti la capsula atterra sul Pianeta Verde, chiamato così per la quantità immensa di piante.
Inizio ad esplorare per vedere se ci sono delle armate spagnole, ma non trovo nessuno così chiamo la base. Mi risponde Hart e mi dice: «Gli spagnoli sono scappati e hanno invaso il Pianeta Rosso, che era sotto il nostro controllo. Devi spostarti lì, ora ti mando immediatamente il percorso da seguire». Io gli rispondo: «Eseguo subito!».
Durante il tragitto vengo attaccato da due navicelle nere: credo siano autocomandate, perché all’interno non riesco a scorgere neanche una figura umana. Iniziano a spararmi con dei laser rossi. Io oppongo resistenza, ma alla fine, stremato, mi arrendo.
27 luglio, ore 17:07. Rosa, la mamma di Harry, riceve una telefonata.
«Pronto? Chi parla?».
«Sono il capo e plenipotenziario del governo, Peter Hart. La devo informare a malincuore che suo figlio è stato ucciso dagli spagnoli».
«Come?», domanda incredula Rosa.
«Mi dispiace, ma è morto. Con questo la saluto. Buona serata».
Mamma Rosa, sconvolta, comunica la notizia alla famiglia. Tutti scoppiano in un pianto profondo.
In realtà, Harry Wilson non è morto, ma è rinchiuso in uno spazio-tempo. Tutto questo è un complotto del governo che ha deciso di rinchiuderlo, perché non si atteneva alle regole del regime dittatoriale al quale era sottomesso.
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